I rischi nella supply chain

La supply chain comprende tutti i passaggi che vanno dal rifornimento della merce per la produzione, il controllo qualità, l’ordine del prodotto fino ad arrivare alla consegna. Essendo inscindibile dal contesto sociale, economico e politico che la circonda, i suoi rischi sono per lo più esterni. Ma se è vero che conflitti politici e catastrofi naturali non si possono evitare, il ruolo della logistica è quello di pianificare una strategia per prevenire o mitigare gli effetti di scenari problematici qualora si presentassero.

L’obiettivo della supply chain è quello di far arrivare la merce al cliente finale nelle condizioni e nel tempo concordato e qualsiasi alterazione o inefficienza in questa filiera è causa di inadempimento del suo compito. Prima di procedere alla prevenzione dei rischi, occorre analizzare l’origine delle possibili interruzioni. Queste possono essere di natura biologica (come epidemie o pandemie), politica (come guerre o crisi), tecnologica (come crash dei server, fughe dati, attacchi informatici) o naturale (come terremoti o tsunami).

I piani d’azione che le aziende sviluppano per minimizzare gli effetti di una catastrofe alle proprie strutture, devono sempre partire dal vaglio delle possibili minacce nella propria catena di approvvigionamento. Ogni piano di risk management volto a garantire la business continuity deve considerare due tipologie di rischi: esterni ed interni.

Rischi esterni

Sono quelli determinati da incidenti esterni nella catena d’approvvigionamento e su cui non si ha controllo. Tra i rischi esterni più comuni ci sono:
 
• Rischi fisici: legati al coinvolgimento di un fornitore in questioni normative con effetti sull’ unità produttiva.
• Rischi ambientali: determinati da fattori economici, sociali, governativi e climatici.
• Rischi aziendali: dovuti a problematiche finanziarie o di gestione del fornitore.
• Rischi della domanda: causate da un errore d’interpretazione della domanda dei clienti.
• Rischi di approvvigionamento: causati da interruzioni del flusso di materie prime/parti nella propria catena di approvvigionamento.

Rischi interni

Sono anche quelli più gestibili e si suddividono in 5 categorie:

• Rischi di produzione: derivanti da guasti operativi interni all’organizzazione.
• Rischi aziendali: come, ad esempio, problematiche di comunicazione con fornitori in seguito al cambio del personale.
• Rischi di pianificazione: inefficiente gestione dei fornitori in seguito ad errate valutazioni.
• Rischi di emergenza: che insorgono con la mancanza di backup.
• Rischio culturale: ovvero ritardi nella risposta all’evento per la prevenzione del flusso di lavoro.

L'ottimizzazione del rischio

La conoscenza dei rischi nella supply chain permette di avere più influenza e controllo su fornitori e prodotti, maggiore efficienza, minori costi operativi, maggiore credibilità. Sebbene alcuni eventi siano impossibili da prevedere, attraverso l’esperienza, diverse delle minacce nel settore logistico sono facilmente intuibili. Dunque, per una mitigazione ottimale dei rischi, occorre un investimento di risorse tra più parti. Attraverso l’utilizzo di piattaforme digitali integrate è possibile intercettare e risolvere le possibili problematiche che bloccherebbero la catena di approvvigionamento, e al contempo mettere a sistema anche le attività di pre e post-vendita.

Affidare ad un software la gestione magazzino, consente di raccogliere i dati necessari all’identificazione dei punti deboli e poter redigere un piano per proteggersi da ogni rischio. Il modo migliore, dunque, per evitare interruzioni della catena logistica è quello di adottare la trasformazione digitale.